Opere premiate 2020 – Premio letterario

PREMIO LETTERARIO – 18^ edizione 2020

 

SEZIONE SAGGISTICA

 

La giuria ha assegnato il Premio speciale alla carriera ad Annibale Salsa.
Quest’anno era in concorso a Leggimontagna il suo ultimo libro I paesaggi delle Alpi. Un viaggio nelle terre alte tra filosofia, natura e storia (Donzelli Editore)
La motivazione della giuria:
Questo non è soltanto il premio a un libro di grande interesse e qualità, ma è anche l’omaggio a un personaggio che della tutela della montagna e soprattutto di coloro che vi vivono ha fatto la traccia di un’intera vita di studio, insegnamento, ricerca e divulgazione. Annibale Salsa, con mirabile sintesi ricostruisce la dinamica storica che si è realizzata nell’area alpina con l’interazione fra ambiente e uomo. Da tutto questo non possono non uscirne le basi per una riflessione etica sulle pratiche che sarebbero necessarie per garantire continuità di vita a uno spazio fragile di natura come quello della montagna, che da decenni è stato segnato dallo sfruttamento irresponsabile a fini di profitto in alcune aree e dallo spopolamento e dall’abbandono in altre. E anche questo libro, come l’intera produzione non soltanto letteraria di Annibale Salsa, non è una denuncia fine a se stessa, ma è un excursus conoscitivo e logico che punta a dimostrare che le terre alte sono un’opportunità irrinunciabile per ritrovare l’equilibrio tra rispetto del paesaggio, sviluppo economico e coesione sociale.

 

Il 1° premio della sezione Saggistica è stato assegnato a L’impero in quota. I Romani e le Alpi di Silvia Giorcelli Bersani (Giulio Einaudi Editore).
La motivazione della giuria:
Una parte di storia poco conosciuta e abitualmente trascurata trova spazio in una monografia scritta ottimamente e di grande spessore per solidità d’impianto e per utilizzo, molteplicità, integrazione e critica delle fonti, ma anche per la capacità di sintesi di una bibliografia complessa e per l’acume criticone nell’analisi dei rapporti complessi tra romani, ambiente e popolazioni alpine. La narrazione non è cronologica, ma tematica e, offre una panoramica organica su quasi sette secoli di storia delle Alpi segnati dai processi di romanizzazione, conquista, controllo del territorio e delle risorse, colonizzazione, acculturazione e integrazione multietnica. Tutto questo porta a indagare, aiutati dalla vivacità dei racconti di avvenimenti e aneddoti, le ragioni strategiche, politiche ed economiche dell’occupazione, lo sviluppo delle relazioni, dapprima conflittuali e poi di avvicinamento e di mescolanza con i popoli già insediati in quota, il mutamento della visione delle Alpi, la correlazione tra aspetti di cultura materiale e strutture economico-sociali, istituzionali e religiose. Ne esce un quadro complesso, ma completo che induce il desiderio di conoscere ancora di più le radici delle culture e delle tradizioni delle nostre terre alte.

 

Al 2° posto a Diego Cason e Michele Nardelli con il volume Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite (Lineagrafica Bertelli).
La motivazione della giuria:
Un libro documentatissimo, ma agile, dedicato al tema degli equilibri, dei disequilibri e dei limiti. Un volume militante che nasce dalla constatazione che è ormai impossibile pensare alla realtà della montagna prescindendo da ciò che è accaduto alla fine di ottobre del 2018. Vaia, infatti, non ha lasciato soltanto segni di devastazione; ha inciso in profondità anche su analisi, riflessioni, capacità progettuali, obbligando a riflettere sugli effetti diretti e indiretti del nostro stile di vita e sulle scelte economiche e politiche che lo reggono. Ogni passaggio è sorretto da cifre e statistiche e accompagnato da citazioni mai casuali che rafforzano il concetto che è necessario uno sguardo globale che superi e dia significato alle analisi specialistiche e alla quantità di dati prodotti dai diversi settori della ricerca scientifica e sappia porre le basi per offrirci la capacità di cogliere le interrelazioni fra i fenomeni che caratterizzano gli squilibri ambientali e che possono influire anche su eventi ancor più drammatici come le pandemie.

 

Il 3 ° premio quest’anno non è stato assegnato.

 

La giuria di saggistica ha attribuito anche il Premio speciale “Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO – Leggimontagna” al volume Via dalla montagna. Lo spopolamento montano in Italia (1932-1938) e la ricerca sull’area friulana di Michele Gortani e Giacomo Pittoni a cura di Alessio Fornasin e Claudio Lorenzini (Forum Editrice Universitaria Udinese).
La motivazione della giuria:
Non è frequente che in un premio letterario di saggistica vengano gratificati con un riconoscimento gli atti di un convegno, ma questo volume costituisce una proposta scientifica e letteraria di alto livello che, in più, ha il merito di affrontare un tema di grandissima importanza, come lo spopolamento della montagna, partendo dall’analisi di situazioni verificatesi nelle Alpi orientali che spesso sono state trascurate dai ricercatori maggiormente attratti dall’apparente maggiore fascino di montagne più conosciute e di località più frequentate dal turismo. Nell’insieme, gli atti offrono un’ottima sintesi critica e interdisciplinare degli studi realizzati a cavallo del secolo sulla montagna friulana, con il pregio di raccordare le indagini recenti alla precedente stagione del Novecento.

 

SEZIONE NARRATIVA

 

Il 1° premio è stato assegnato a Silenzi di Luca Brunoni (GCE – Gabriele Cappelli Editore)
La motivazione della giuria:
Solido nell’impianto, nitido nella scrittura, intricato e intrigante nell’ambientazione e nello sviluppo, il racconto scopre l’inconfessata e universale fatica dei rapporti umani, restituita con toni tra il thriller e il noir.
I timori e i rancori, i pregiudizi e i tabù, vengono fatti emergere e risaltano, proprio perché sottesi a una dimensione montana che, per convenzione, si vorrebbe linda e gioiosa. La dolente vicenda di Greta e degli altri protagonisti del romanzo fa luce anche su una pratica diffusa sino a qualche decennio fa nelle Alpi svizzere, quella dell’affido, intervento di tutela infantile che facilmente degenerava in piaga sociale.

 

2° classificato della sezione è Fronte di scavo di Sara Loffredi (Einaudi Editore)
La motivazione della giuria:
Un romanzo ispirato, nel quale l’autrice ha avuto il non comune pregio di restituire vita e verbo alla montagna attraverso un raffinato gioco di prospettive: ora sublime, ora terrifica, la grande figura ferita si rivela oggetto inanimato, violato suo malgrado dall’ambizione dell’uomo e al contempo soggetto pensante, severa mediatrice che accompagna alla catarsi.
L’affresco del cantiere fa da sfondo all’indagine introspettiva del protagonista, in un crescendo di eventi che alternano il lavoro corale del fronte di scavo, con regole, suoni e velocità sincopate, al suo intimo respiro che a poco a poco, nel tormentato confronto con la natura, si scioglie come i nodi dell’esistenza.
In un delicato chiaroscuro denso di simbolismi, il lettore viene accompagnato alla scoperta di una delle frontiere meno esplorate della narrativa di montagna.
È un racconto originale e coraggioso, sostenuto da un linguaggio asciutto, calibrato, impreziosito da un gergo tecnico che restituisce verosimiglianza a fatti e personaggi, senza tuttavia soffocare la prosa, che si sviluppa scorrevole e coinvolgente, in un riuscito dialogo fra cronaca e fantasia.
Una storia dal forte valore etico, ricca di spunti per chiunque nutra il desiderio di aprirsi ad una riflessione autentica sul ruolo che la Natura esercita nell’incerta esplorazione della vita.

 

Al 3° posto Lo Sciamano delle Alpi di Michele Marziani (Bottega Errante edizioni)
La motivazione della giuria:
Il romanzo, ambientato nelle Alpi piemontesi, racconta la storia di una famiglia spezzata, antitetica, eppure unita dai legami di sangue, che si interroga sul presente e sulla propria esistenza, in particolare su quella del protagonista, il medico Adrasto, che coraggiosamente sceglie di vivere in montagna, a contatto con la natura, lasciando la tranquilla e stereotipata vita borghese di una moderna Milano. In contrapposizione si delinea l’altra parte del mondo familiare, e in primis quella del fratello Alfio, medico anche lui, delineato attraverso una lente di ingrandimento che mette in luce i limiti, le forzature e i desideri assopiti, mentre fa da sfondo la figura delicata e forte della madre, che vive dall’interno i contrasti della famiglia. Storia di affetti, di sofferte scelte personali e professionali, che lo scrittore mette in campo tramite vari personaggi, che rappresenta con una scrittura piana e scorrevole, ma lucida e articolata, che sa scandagliare nel profondo, capace di far parlare i sentimenti delicati e i drammi interiori. Un bel romanzo di formazione, originale nell’impostazione, rispecchia i temi del contrasto città/montagna e della medicina alternativa, pronto a far riflettere sulle relazioni familiari, sulle scelte personali e sul valore della montagna per il suo valore catartico e rigenerativo.

 

Opera segnalata dalla giuria: Intrecci del tempo presente di Pier Giorgio Gri (Forum Editrice Universitaria Udinese)
La motivazione della giuria:
Una piccola epopea contadina, o, piuttosto, un epicedio acritico e struggente, per raccontare il “secolo breve” nella valle piccola.
La narrazione, nitida e incisiva, forse con un lieve eccesso di metafore intellettuali e di compiaciuti preziosismi, cattura il lettore grazie alla sua successione tesa e fitta, in un aggrovigliarsi bruegeliano (intrecci appunto, casuali quanto obbligati) di figure che non vengono caricate di valori simbolici o didascalici, ma sono semplicemente gente che vive ama, soffre, subisce, se ne va, sparisce, sotto un cielo, quello dell’Arzino, dove prevale il segno zodiacale della diaspora.

 

Opera segnalata dalla giuria: Ancora dodici chilometri di Maurizio Pagliassotti (Bollati Boringhieri)
La motivazione della giuria:
I dodici chilometri che separano Claviere da Briançon sono la “rotta alpina” che gli extracomunitari provenienti perlopiù dall’Africa percorrono per uscire dall’Italia attraverso il passo del Monginevro. Transitano essenzialmente di notte, motivati, inarrestabili, più forti del sentimento di chi li avrebbe voluti inermi in fondo al Mediterraneo, e che dietro il paravento dell’illegalità soddisfa solo un proprio istinto razzista o almeno pauroso della diversità. L’autore racconta fedelmente questo transito, non solo descrivendo le fatiche di chi cerca un futuro per sé e per la propria famiglia, ma setacciando anche le motivazioni di chi, sacrificando la propria tranquillità, si prodiga per rendere meno tragico il bilancio di questa migrazione, civili o guardie confinarie che siano. È un reportage che ha la freschezza di un romanzo e come un romanzo si fa leggere, perché adotta uno stile naturalmente giornalistico, sincopato, con una prosa che acquista sovente il ritmo frenetico dell’informazione attraverso l’uso disinvolto e seducente della metafora.

 

SEZIONE INEDITI

 

1° classificato è il racconto Sedici ore ancora di Marco Pozzali (motto CRODA BIANCA)
La motivazione della giuria:
La storia si muove all’interno della camera 301 di un ospedale. Le ultime ore del padre sono scandite momento per momento. La vita che va spegnendosi è ripercorsa nei modi della memoria, dell’intimità del rapporto filiale. La montagna è il fuori. Rappresenta la continuità della vita, la ricchezza dei colori, il luogo dell’avventura. Sta al di là della finestra, che viene spalancata perché l’aria fredda del novembre ravvivi il corpo del morente. Il dentro e il fuori sono intercalati con sapienza e controllo delle emozioni. Il tempo a ciascuno assegnato diventa il tema centrale che vissuto nel caso ripercorrendo gli attimi finali di una persona cara apre inevitabilmente a riflessioni profonde, al valore degli affetti, al senso dell’esistenza, al teatro nel quale si svolge ogni esistenza.

 

Al 2° posto Giulia Massini con La mia normale (motto Stella Alpina 2020)
La motivazione della giuria:
Storia dalle suggestioni oniriche e gotiche che si muove secondo una regola precisa: ciò che sta fuori di noi è vissuto secondo il nostro profondo sentire. E il protagonista ha scelto di considerare la vita come una forma di espiazione per una colpa forse mai commessa.
Le sue vicende finiscono con il comporre un’allegoria sui generis dell’eterna lotta tra il Bene e il Male, con l’attrazione malefica dell’abisso contrapposta alla timorosa speranza dell’altezza.
La montagna, malgrado la sua bellezza, appare neutrale. Non è salvifica, ma può facilmente trasformarsi in una sorta di “zona grigia” dalla quale si può uscire solo accettando il rischio.

 

Il 3° premio è stato assegnato a Il Socio di Andrea Riva (motto Il socio)
La motivazione della giuria:
L’andar per monti è vissuto come ritorno a una dimensione naturale originaria, come distacco da ritmi insensati di vita, come recupero di un rapporto diretto con l’ambiente. La “lotta con l’Alpe”, tema di molto alpinismo novecentesco, è pertanto ritenuta una sorta di disturbo mentale, una prosecuzione della quotidiana competizione sociale e dei suoi ritmi ossessivi. La montagna non è un avversario, ma scenario da guadagnare con giusta fatica e con rischi anche gravi. Importante per godersi le cime è trovare un “socio” perché raddoppia il piacere e documenta le gioie della conquista. Incontrare alle cinque del mattino di chi torna dalla discoteca mentre si parte per la montagna a parte la reciproca ovvia disapprovazione chiarisce nei modi dell’ironia il diverso senso dell’avventura, la diversa apertura al nuovo. Di questo parla Il Socio sbozzando una narrazione leggera e divertita, proponendo continui spunti di riflessione senza mai pedanteria di sorta.

 

Segnato, al 4° posto, il racconto Che nome vuoi? Partigiano per caso di Cristina De Crignis (motto Bucaneve)
La motivazione della giuria:
Storia partigiana senza retorica e senza eroismi. Il protagonista racconta secondo esperienza diretta il suo 1944 in Carnia. L’anno che per lui fu di scelte drammatiche è confrontato con i modi nei quali la durezza di quegli eventi viene ricordata, ripresa e celebrata negli anni successivi di pace fino ai giorni nostri. La confidenza con la montagna per chi partigiano non poteva non essere si rivelò in senso stretto ragione di salvezza e sopravvivenza.
Scrittura essenziale e documentazione precisa.

 

Segnato, al 5° posto, Domenico Flavio Ronzoni con il racconto Il nido d’aquila (motto Vattelapesca)
La motivazione della giuria:
Con elegante scrittura si rivivono momenti della prima guerra mondiale come guerra fratricida soprattutto per chi combatté sul Gran Zebru o Koenigspitze. I legami di parentela sono riscoperti dai nipoti che risalgono da turisti le vecchie postazioni e rivivono anche con ammirazione il coraggio di soldati alpinisti costretti a confrontarsi con le armi.